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MORBO DI CROHN SCAMBIATO PER BULIMIA

morbo di crohn

RESPONSABILITÀ DEI MEDICI PER DIAGNOSI NON TEMPESTIVA

Un giovane ventenne decedeva a causa del ritardo diagnostico: era affetto da Morbo di Crohn ma i medici avevano scambiato i sintomi con quelli della bulimia ansiosa.

IL CASO: il ragazzo veniva ricoverato nel reparto di gastroenterologia per forti dolori addominali che lo affliggevano da qualche anno e vien dimesso con diagnosi di “grave malnutrizione in paziente con sindrome da malassorbimento verosimilmente secondaria a progresso flogistico intestinale n.d.d. bulimia nervosa. Sindrome ansiosa.” A distanza di 4 anni il giovane viene nuovamente ricoverato ma la diagnosi è di ” grave malnutrizione da malassorbimento per morbo di Crohn” e pertanto i sanitari lo sottoponevano a terapia e nutrimento parenterale, che gli provoca un’infezione che lo portava alla morte nel giro di pochi giorni. I suoi parenti agiscono in giudizio nei confronti dell’Azienda ospedaliera per mancata tempestiva diagnosi. La domanda viene respinta sia in primo grado che nel successivo giudizio di appello. Pertanto gli attori ricorrono per Cassazione.

LA DECISIONE: La Suprema Corte, con ordinanza n. 4245/2020, ha ritenuto contraddittoria la sentenza della Corte Territoriale poiché afferma da un lato che non vi erano dati clinici al momento delle dimissioni dal primo ricovero da cui si potesse desumere il Morbo di Crohn, poi invece che la situazione del paziente non si era aggravata tra il primo ed il secondo ricovero. Va da sé che la mancanza di informazioni sull’effettivo stato di salute del giovane al momento delle prime dimissioni non è compatibile con l’affermazione successiva in base alla quale “la sua situazione non si era aggravata nel tempo intercorso tra l’inizio del primo e del secondo ricovero.” Avrebbe dovuto essere richiesto un supplemento di perizia.

 

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