Quando si tratta di valutare il danno non patrimoniale sofferto dalla coppia, è necessario stabilire i criteri che il giudicante deve seguire in modo tale che venga garantita una certa uniformità di giudizio in casi simili, pur tenendo conto delle peculiarità proprie della singola vicenda.
Come fare? La risposta è fornita dalla Sent. n. 12470/2017 Cass. III Sez. Civ. con la quale la Suprema Corte ha affermato che solo una liquidazione fondata su criteri obiettivi sia “idonea a valutare l’entità del danno, a valorizzare le variabili di ogni singolo caso concreto, quando sia derivato un danno non patrimoniale alla vita di coppia, anche in conseguenza di un sinistro, di natura sessuale, relazionale, assistenziale”. Procedendo in tal modo è possibile verificare il ragionamento seguito dal giudice nel valutare il fatto, le condizioni soggettive della persona, il grado di sofferenza nonché il turbamento dello stato d’animo.
Quindi il danno deve essere liquidato con riferimento alle tabelle di Milano che garantiscono la valutazione oggettiva, mentre non si può procedere alla liquidazione in via equitativa se essa non viene condotta in maniera obiettiva.
In altre parole le tabelle di Milano garantiscono la corretta valutazione del singolo caso concreto e l’uniformità di giudizio di fronte a casi analoghi, costituendo “….un parametro che garantisce, nel rispetto dell’Art. 3 della nostra Costituzione, che la valutazione in via equitativa del danno non patrimoniale sia conforme alle disposizioni dettate a tal proposito dagli artt. 1226 e 2056 Cod. Civ. Salvo il caso in cui emergano delle circostanze del caso concreto, tali da giustificarne l’abbandono…”
