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CARTELLA CLINICA ERRATA

cartella

ERRORE  DI  COMPILAZIONE DELLA CARTELLA CLINICA:

IL PAZIENTE NON PUO’ ESSERNE DANNEGGIATO NEL PROCESSO

Se la cartella clinica non è correttamente compilata e presenta vuoti temporali nelle annotazioni, ciò non può comportare uno svantaggio processuale per il paziente che chiede il risarcimento del danno per errore medico, anziché per la parte cui il difetto di annotazione è imputabile. L’omessa regolare tenuta della cartella clinica, infatti, non può far presumere che non siano stati commessi errori da parte dei sanitari. E’ anzi consentito il ricorso alle presunzioni (come affermato sempre dalla Corte di Cassazione con la sent. n. 10060/2010)

Sull’argomento è di nuovo intervenuta di recente la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6209 del 31 Marzo 2016, con la quale ha accolto il ricorso presentato dai genitori di una bambina che aveva riportato una tetraparesi e gravi insufficienze mentali a causa di un’asfissia perinatale. La Corte ha infatti affermato che, considerato che la neonata presentava delle difficoltà al momento del parto tali per cui si rendeva necessario un monitoraggio post-natale per intervenire tempestivamente in caso di peggioramento, il vuoto di ben sei ore nella cartella clinica fa presumere che la bimba sia stata lasciata senza assistenza in quelle sei ore.

Ha quindi ritenuto che “..la Corte d’Appello abbia errato laddove, a fronte di un vuoto di ben sei ore nelle annotazioni della cartella clinica, ha ritenuto di condividere l’ipotesi -formulata dai consulenti d’ufficio- che la neonata non potesse essere stata lasciata senza assistenza e non avesse avuto problemi, anche perché al mattino le condizioni cliniche erano stabili“.Ha quindi giudicato tali conclusioni meritevoli di censura sia sotto il profilo del vizio motivazionale  che sotto quello della violazione dei criteri di distribuzione dell’onere della prova, alla luce della pacifica carenza di annotazioni nella cartella clinica.

La Cassazione ha infatti ritenuto che sussista un’evidentissima antinomia tra la carenza delle annotazioni da un lato e l’affermazione della plausibilità dell’ipotesi che la neonata fosse stata ben monitorata dall’altro, considerato che una tale conclusione è contraria alle effettive risultanze documentali.

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